Da Duse e Bernhardt fino a Chanel e Schiapparelli: un libro dimostra come gli scontri al femminile siano da sempre incentivi per migliorarsi
La rivalità fra donne è una questione sulla quale spesso si ironizza, usando la definizione di galline. Infatti nei pollai non soltanto i galli si accapigliano per ragioni di supremazia, ma anche alcune pennute si beccano spietatamente. Dal genere animale a quello, le cose non cambiano, ma le donne fanno lavorare anche il cervello, e non solo l’istinto, per stroncare le rivali. Anzi, in questo senso toccano l0’apice della creatività, come dimostra un intrigante saggio di Paola Calvetti, giornalista e scrittrice, Le rivali – dieci donne di talento che hanno cambiato la storia (Mondadori, pag.264, euro 22). Ma l’autrice va oltre il concetto enunciato, lo scavalca, anzi lo adegua all’input odierno: rivalutare le donne sempre e comunque, anche oltre il minimo buon senso, per cui persino a colpi bassi, sleali, spesso inferti con falsi sorrisi, secondo l’autrice diventano un incentivo per spronarsi reciprocamente persino fra nemiche, nella conquista del successo. E sottolinea: «La solidarietà femminile può essere una straordinaria forza trainante… Ma la rivalità, unita a una buona dose di narcisismo, può cambiare il corso della storia». E così Calvetti racconta dieci donne entrate nella storia del teatro, della moda, del cinema, della bellezza, del giornalismo, tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento. Queste dieci donne diventano cinque coppie di rivali storiche, indissolubilmente legate all’antagonismo, che contribuirà a consolidare vertiginose ascese. Inizio con Eleonora Duse e Sarah Bernhardt, accomunate da infanzie difficili e in seguito da un amante in comun, Gabriele D’Annunzio, al quale, entrambe succubi, finanziavano la messa in scena delle opere teatrali. «L’amore è un colpo di reni e un colpo di spugna», affermava Sarah, e anche, parlando di Eleonora: È una grande, grandissima attrice, ma non è una grande artista». I presenti a un loro incontro mondano, dove le due star si erano abbracciate, descrissero l’evento «come una collisione, nella quale le signore della scena si sono strette con tanta forza che sembrava una lotta». LA MODA Passiamo al mondo della moda, scriveva Elisa Schiapparelli della rivale Coco Chanel: «È una noiosa piccolo-borghese specializzata in cimiteri, riferendosi ad un suo lutto straziante, la perdita di un grande amore. Barocca e scenografica la prima, musa dei surrealisti. Futura madrina di Pierre Cardin e Hubert de Givenchy, un’orfanella patetica la seconda. Contraltare della debordante Schiapparelli in fatto di moda, tra una goccia di Chanel n. 5 e un essenziale petalo di camelia, Coco liberò le donne delle iperboli dell’abbigliamento, rendendole tutte ragazze. Seguono “scambi di gentilezze” fra due gigantesse della cosmetica, due zarine della bellezza arrivate a contendersi un vastissimo mercato internazionale: «Bella pelle, un bel collo, ma troppi colori in faccia per la sua età!», diceva Helena Rubinstein di Elizabeth Arden, quella della porta rossa, che replicava: «Helena Rubinstein, quella donna spaventosa!». Il loro identico fine, e bene comune, scrive Calvetti, viene dal fatto che «la rivalità le galvanizza e il loro talento, unito a una dose di naturale perfidia, le sprona a impegnare i rispettivi laboratori nella ricerca, togliendo creme idratanti e lozioni astringenti l’aspetto tristanzuolo da medicinali e dando loro l’allure dei moderni cosmetici. Due vite parallele. Con abitudini identiche, hanno frequentato gli stessi gala e le stesse feste, sono amiche delle stesse giornaliste…». A proposito di giornaliste, il duello che segue è tra i più affascinanti, è quello tra una signora bionda, amante di mascara e dei grandi cappelli, e l’altra («paffutella, capelli neri tagliati corti, piccoli occhi crudeli – cerca le grazie che non ha in uno sfarfallio di chiffon rosa confetto»), sono Hedda Hoper e Louella Parson, le due giornaliste più pericolose della luccicante e crudele Hollywood. Si odiano, ma a fini pubblicitari celebrarono persino una finta pace pranzando insieme da Romanoff di Rodeo Drive. Salvo scannarsi subito dopo, fregandosi gli scoop. Hollywood è il palcoscenico della rivalità più dolorosa, fra due attrici, Olivia de Havilland, famosa Melania Hamilton di Via col vento, e Joan Fontaine, un’eterna sfida nella corsa agli Oscar. La storia più triste, perché non solo erano colleghe rivali, ma anche sorelle. Che si odiarono sino alla morte. Aveva scritto Joan: «Soni stata la prima a sposarmi, la prima a diventare madre. Se mi toccasse morire per prima, l’avrò battuta anche in quello». Ci riuscì, Olivia visse fino a 104 anni. Icona immortale.